Il conflitto è insito nelle relazioni umane e, in un certo senso, è necessario per ridefinire il sistema e aiutarlo a riadattarsi alle nuove esigenze. Spesso, tuttavia, il conflitto diventa nutrimento patologico per dinamiche disfunzionali, con possibili gravi riverberi sulla vita dei figli. A preoccupare i bambini non è il litigio in sé, ma il “come” i genitori litigano, radicandosi in loro la paura che tutto possa degenerare da un momento all’altro. Ciò che è sbagliato è “discutere male” e la pervasività di questo “discutere male” diviene ancora più allarmante in un contesto separativo.
L’obiettivo della Coordinazione Genitoriale è affrancare i genitori dal conflitto attraverso i seguenti interventi:
– valutazione del conflitto: raccolta e disamina di tutte le informazioni relative alla situazione
familiare (CTU, atti e documenti di causa, relazioni dei Servizi Sociali e ogni altra fonte utile
per focalizzare il caso e valutare lo stadio del conflitto) per comprendere il livello di
funzionamento di ciascun genitore (come singolo e parte di una diade pre/post separazione).
Il Coordinatore Genitoriale non è un terapeuta e non formula diagnosi ma interviene come
controllo, contenimento e orientamento della coppia genitoriale, affinché sia attuato
correttamente il piano genitoriale con una co-genitorialità efficace e collaborativa nell’interesse
dei figli;
– educazione: educazione/istruzione dei genitori sullo sviluppo, crescita e bisogni dei figli:
sull’impatto del conflitto sui bambini; sulle competenze di comunicazione, modalità di
relazione e risoluzione dei conflitti;
-case manager: coordinamento con tutte le figure professionali coinvolte (istituti scolastici,
terapeuti, Servizi Sociali, Curatore Speciale, Autorità Giudiziaria, Legali, ecc.);
-gestione/contenimento dei conflitti: risoluzione delle liti sui figli al fine di incapsulare il
conflitto attraverso indicazioni direttive;
-decisioni/raccomandazioni: formulazione di raccomandazioni e assunzione di decisioni in
ipotesi di disaccordo insormontabile tra i genitori nell’ambito stabilito dal Giudice o dal
contratto.
La Coordinazione Genitoriale si rivolge, in particolare, a genitori altamente conflittuali e mira a consentire loro di disimpegnarsi dal conflitto e sviluppare una genitorialita’ tale da consentire una corretta attuazione del piano genitoriale.
E’ indispensabile, dunque, una corretta valutazione e identificazione dell’alto conflitto attraverso i
seguenti indicatori:
-persistenza: il conflitto si prolunga nel tempo e presuppone un blocco evolutivo nel nucleo
familiare;
– pervasività: i genitori non riescono a trovare accordi sulla gestione dei figli e agiscono
sistematicamente nuovi fronti conflittuali replicando costantemente la dinamica tra loro in atto;
– intensità: il conflitto si caratterizza per aggressività o violenza (comunicazioni ostili,
provocatorie, svalutanti, aggressioni verbali, comportamenti manipolatori, sentimenti di odio e
di ostilità, ecc.).
Lo psicologo Friedrich Glasl ha elaborato un modello efficace per individuare gli stadi di escalation
del conflitto e il meccanismo che porta alla distruzione reciproca (Glasl, F.2012),
Konfliktmanagement, Bern/Stuttgart, Paul Haupt/ Freies Geistesleben, p. 233; Baukloh, A. C.,
Panerai, A., (2014), Il dialogo e la mediazione dei conflitti nella scuola multiculturale: manuale per
insegnanti e formatori, Bergamo, Junior):
- irrigidimento: le diverse opinioni si manifestano ed esplicitano in punti di vista opposti
portando ad una situazione di frustrazione; - dibattito e polarizzazione: la comunicazione viene impiegata per imporre le proprie ragioni,
ottenere la supremazia sull’altro e metterlo sotto pressione; - la tattica del fatto compiuto: le parti cercano di far prevalere la propria posizione così
intensificando il conflitto che viene concepito come una sfida, una competizione volta a
decretare vincitore e perdente; - preoccupazione per l’immagine e ricerca di alleati: in questa fase viene costruita l’immagine
negativa del nemico e, al contempo, si procede alla difesa della propria reputazione attraverso
la glorificazione di sé, ricercando fama e sostenitori che confermino un proprio apprezzamento
positivo. - la perdita della faccia: il conflitto è totalizzato poiché viene messa in gioco l’identità stessa
delle parti e lo scambio si trasforma in conflitto di valori; iniziano, qui, veri e propri attacchi
che causano isolamento degli individui; - la strategia della minaccia: in questa fase le minacce diventano sempre più concrete ed
esplicite; il culmine è rappresentato dall’ultimatum che impone alle parti una scelta precisa; - distribuzione limitata (sabotaggio): in questa fase le parti sono disposte a perdere qualcosa e
il processo comunicativo si interrompe totalmente; si attiva un processo di disumanizzazione
dei possibili antagonisti; - disintegrazione: questa fase è caratterizzata dall’assenza di comunicazione tra le parti e dalla
presenza di attacchi devastanti dove la reputazione e l’identità di un soggetto vengono
profondamente aggrediti; - distruzione reciproca (insieme nell’abisso): in quest’ultima fase si giunge ad un punto di non
ritorno dove le parti desiderano fortemente annientare l’avversario anche se ciò può portare
all’autodistruzione e alla propria fine; si è disposti a pagare qualsiasi prezzo, a patto di assistere
all’annientamento dell’avversario.
Fondamentale è, altresì, valutare i rischi che riverberano sui minori esposti al conflitto (valore
traumatico della crisi familiare) e la capacità dei genitori di sintonizzarsi con i bisogni dei
figli.
La funzione genitoriale si esercita nella cura dei figli e poggia principalmente su due cardini: - la capacità di contenere (ovvero “normare”)
- l’affidabilità (porto sicuro in cui i figli possono rifugiarsi e confrontarsi, mediare le incertezze,
essere accolti nelle loro fragilità, preoccupazioni e bisogni più intimi).
Valutando l’intensità del conflitto occorre comprendere quanto i genitori siano in grado di proteggere i figli e svolgere le funzioni di cura e accudimento basilari o siano, invero, invischiati in una relazione genitoriale talmente disfunzionale da mettere a rischio i minori. La Carta dei Diritti dei Figli nella Separazione dei Genitori, redatta dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza nel 2018 e ispirata alla Convenzione di New York del 1989, enuncia i diritti dei figli e, primo fra tutti, il diritto del figlio di continuare ad essere figlio.
Perdere di vista tali diritti significa smarrire la centralità del figlio nella costruzione comune del nuovo assetto familiare.
Il metodo Co.Ge. tutela il minore, poiché pone in evidenza i suoi bisogni, stimola i genitori a modificare il proprio punto di vista, rende periferiche le esigenze degli adulti per tutelare quelle del bambino.
Un forte richiamo alla responsabilità per quei genitori inibiti dalla loro pressante conflittualità.
Avv. Carolina Akie Colleoni